Dopo tanti anni in cui il marketing ha canalizzato tutta la sua attenzione in campagne visive, l’ultimo periodo è stato segnato da una rinnovata attenzione verso i gadget a tema.
Se prima però, spesso, facevano solo da complemento, adesso sono al centro di moltissime campagne estremamente efficaci, e riescono a far parlare moltissimo di sé.
Quella dei primi gadget è una storia molto curiosa, ed anche piuttosto radicata nel tempo.
Sembra infatti che i primi ad essere realizzati furono delle medagliette raffiguranti il profilo di George Washington, per la sua candidatura alla Casa Bianca, nel lontano 1789 (e a ben pensarci infatti, da allora questa pratica è rimasta molto cara a tutta la politica).
Vista l’efficacia di questi piccoli strumenti, ben presto il loro uso si estese a tantissimi altri settori, tra tutti quello commerciale, che fino agli anni 2000 ne ha fatto un vero caposaldo.
Siamo piuttosto sicuri, infatti, che tutte le persone che hanno vissuto coscientemente tra gli anni 70 e 90, magari da bambini o adolescenti, abbiano ancora i cassetti pieni di tutti quegli omaggi raccolti nel corso degli anni.
Per quanto, infatti, in questa categoria rientrino tantissimi prodotti (tra cui anche delle comunissime BIC con logo aziendale) il non plus ultra di questo settore è stato raggiunto proprio in questo lasso di tempo, da esperimenti riuscitissimi come l’Happy Meal, la cui prima commercializzazione risale addirittura al 1977, e che ancora oggi continua a far sorridere bambini in giro per il mondo.
L’avvento della digitalizzazione però ha segnato una forte battuta d’arresto a tutto questo.
Come se non bastasse, la crisi globale scoppiata nel 2008, ha portato quasi tutte le aziende a ridimensionare le spese, soprattutto quelle considerate superflue.
Era inevitabile, pertanto, che i gadget sarebbero stati i primi colpiti. Del resto, con le nuove tecnologie che la gente stava imparando a conoscere e a portare sempre con sé, non ci sarebbe stato bisogno di nient’altro.
Di fatto, la pubblicità entrava nelle nostre tasche, e coi social cominciava a perdere di senso concentrarsi su altre campagne che non viaggiassero in rete.
Da qualche tempo però, in maniera neanche troppo silenziosa, sta dilagando di nuovo la moda dei gadget, come qualcosa di diverso però da quanto si è imposto recentemente con l’estrema orientalizzazione che ha colpito l’occidente.
L’Asia tutta, con picco massimo in Giappone, è da sempre produttore per eccellenza di collezionabili, ma nel tempo questi si sono imposti più come un business che come tramite pubblicitario, raggiungendo spesso costi piuttosto importanti.
Al contrario alle nostre latitudini, sta tornando vigorosa l’idea di gadget promozionale, spesso in forma di device tecnologico, un po sicuramente’ per scimmiottare l’uso massiccio che ne facciamo, ma anche per evocare una certa familiarità nel consumatore.
Solo pochi mesi fa, ad esempio, durante le serate canore di Sanremo, nelle foto di rito abbiamo visto Mahmood ritratto mentre usa un “cellulare gold” appunto, sapientemente distribuito anche ad altri addetti del teatro Ariston.
Ma la trovata più geniale l’ha avuta senza dubbio Heineken, che viene da un periodo particolarmente positivo tra campagne e spot estremamente riusciti, e che ha presentato il suo Boring Phone, un cellulare sì “foldable” (o per meglio dire a “conchiglia”) ma come quelli di inizio secolo, con tasti e schermo piuttosto piccoli, su cui la cosa più divertente che si possa fare è.… giocare a Snake!
Nessuna connessione, nessun’app, nessun rischio doom scrolling: che sia questa la ricetta per tornare a godersi le serate tra amici?
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