Ads Transparency Center per una pubblicità trasparente

Da Big G arriva Ads Transparency Center, un nuovo archivio delle campagne del tuo e degli altri brand.

Il più grande portale di annunci del mondo ha di recente introdotto qualcosa che potrebbe rivelarsi un grande supporto per tutti i creativi in giro per il mondo.

Big G cerca così di portare trasparenza in uno dei settori senza dubbio più remunerativi della sua offerta.

Come nasce “Ads Transparency center”

Dopo aver introdotto “I miei annunci”, l’hub riepilogativo delle campagne attivate e attive della tua azienda, il colosso di Mountain View decide di andare ancora oltre.

Nel nuovo Transparency Center sarà possibile, per 30 giorni dalla pubblicazione, andare a monitorare le campagne anche di altre società o brand, in maniera estremamente accurata: saranno infatti filtrabili su base regionale, temporale, tematica ed ovviamente di brand.

Chi potrebbe trarne vantaggio

Senza dubbio questo nuovo strumento potrebbe rivelarsi a dir poco fondamentale per gli uffici marketing di qualsiasi azienda, dalla piccola bottega fino al grande concessionario, piuttosto che un affermato brand di abbigliamento.

Ormai la pubblicità in rete la fa da padrone, sia essa tramite i social piuttosto che una più consueta sponsorizzazione tra i risultati di ricerca Google.

Per questo una fonte attendibile cui attingere per indirizzare meglio la propria attenzione, potrebbe risultare veramente fondamentale per il successo, soprattutto per realtà che stanno ancora emergendo.

Syroop Fluid Thinkers - Google Ads Transparency Center

Google alle prese con la giustizia

Syroop Fluid Thinkers - Google Ads Transparency Center

Certo però, piccole imprese e settori creativi non sono gli unici a trarre beneficio da questa operazione.

Appena ad inizio anno infatti, la compagnia di Sundar Pichai aveva avuto dei problemi col Dipartimento di Giustizia americano, che l’aveva accusata di attuare un controllo a tutti gli effetti monopolistico sul mercato pubblicitario.

Non sorprende quindi vedere già i primi tentativi da parte di Google di cercare di porre rimedio a queste accuse.

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