Attualmente, vista l’enorme quantità di prodotti, start up, servizi che ogni giorno invadono il mercato, è fondamentale per le aziende poter contare su metodi di brain storming sempre più rapidi e funzionali, che consentano in breve di avere risultati tangibili, e costantemente aggiornabili.
Dopo il fortunatissimo periodo del Design Thinking, sempre più metodi si stanno facendo largo nel mondo digital; tra questi il Design Sprint sembra trovare particolare apprezzamento in moltissime aziende.
Questo nuovo approccio prende vita dall’ormai affermatissimo design thinking, approccio teorizzato all’inizio degli anni 2000 presso gli studi di design dell’università di Stanford, ha presto permeato anche altri ambiti, primo fra tutti il digital.
Proprio da questi nuovi ambienti viene il Design Sprint, quando nel 2010 circa un gruppo di dipendenti cresciuti nell’ecosistema Google, stanco delle miriadi di riunioni e delle difficoltà di incrociare il proprio lavoro con gli altri, comincia a pensare a delle alternative. Dalla combinazione di elementi come user research, strategia aziendale e psicologia, nasce la teoria.
Ciò che più colpisce da subito è l’estrema versatilità di tale metodo; quando nel 2016 infatti il team di sviluppo (guidato da Jake Knapp) ha lanciato la guida ufficiale, c’è stato un vero exploit di usi ed utilizzatori, anche i più insospettabili.
Anche alcuni governi in giro per il mondo si sono trovati ad applicarlo, così come compagnie che avevano originariamente ispirato il lavoro degli ideatori, come IDEO.
Come già il Design Thinking da cui prende vita, anche il Design Sprint è votato ad un’estrema razionalizzazione del processo creativo; elemento fondamentale, rispetto ad altri processi creativi, è la prototipazione.
Questo sprint, infatti, è pensato per far sì che il team, riunitosi “in conclave” per fare brainstorming, possa ritrovarsi in mano un prodotto funzionante, qualunque esso sia ovviamente, ed estremamente aggiornabile.
Per far questo sono state individuate cinque fasi fondamentali, da sviluppare lungo un’intera settimana lavorativa ma, cosa più importante, dedicandosi esclusivamente a questo.
La prima fase è quella della comprensione, che consiste nell’analizzare il settore, e soprattutto pubblico e concorrenza, per capire al meglio come e verso chi muoversi.
Il secondo giorno l’obiettivo è pensare, sviluppare e mettere in atto metodi creativi, senza troppo badare alla fattibilità.
Bisogna poi creare uno storyboard dedicato alle idee che meglio si adattano ad essere portate avanti, per poterle visualizzare più dettagliatamente.
Viene poi la prototipazione vera e proprio, obiettivo del quarto giorno; qualunque sia il progetto su cui si sta lavorando, è fondamentale arrivare ad avere in mano un qualcosa che si possa presentare ad un campione di clientela.
E questo sarà dunque il focus del quinto ed ultimo giorno, ossia, supportati dalla clientela, capire come ottimizzare al meglio il prodotto, attraverso osservazione e domande estremamente mirate.
Ovviamente il primo vantaggio di un simile approccio è la rapidità con cui si può arrivare ad un’idea concreta e soprattutto ad un prodotto tangibile, ed estremamente aggiornabile.
Uno degli aspetti forse più interessanti di questo metodo è il costante tentativo di visualizzare le informazioni ottenute; per queste le stanze per i primi giorni di creazione vengono tappezzate da post-it colorati, sistemati anch’essi secondo un preciso schema logico cromatico, che possa aiutare le persone a ritrovare i vari punti disseminati lungo il processo.
Una delle realtà più virtuose che applica questo “sprint” è “Domino”, società di consulenza milanese, che dichiara di essere riuscita ad abbassare i giorni di sviluppo da cinque a quattro.
Ciò che fa più piacere inoltre è vedere come questa filosofia metta nuovamente al centro l’utilizzatore, e non più il mero prodotto o il guadagno. Anche Domino infatti, come ormai tantissime altre compagnie o agenzie, ha fatto proprio il concetto di “personas”, a identificare non tanto i singoli individui ed i loro bisogni, quanto piuttosto un gruppo di persone appunto accomunate da necessità simili.
Oltretutto, l’estrema concentrazione dello sforzo in appena 4/5 giorni, aumenta esponenzialmente la possibilità di successo di un progetto, tanto perché i costi sono inevitabilmente più bassi rispetto a quelli di sviluppi più lunghi.
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