Google Bard come assistente virtuale avanzato

Google Bard: L’intelligenza artificiale secondo Google.

Dopo tanti rimandi, la casa di Mountain View ha finalmente lanciato la sua IA, Google Bard.

Presentata originariamente già a febbraio, il progetto Bard (che ai più potrebbe sembrare una maldestra risposta a ChatGPT) sta finalmente prendendo piede in sempre più paesi.

Sebbene per l’Europa ci potrebbero essere dei rallentamenti dati dall’accortezza alla privacy di alcuni paesi, è questione di poco prima che si potranno testare le capacità del nuovo chatbot.

Le differenze con le altre IA

Syroop - Google Bard

È chiaro che Google Bard sia stato lanciato per cercare di porre un freno alla rapidissima ascesa di ChatGPT. Dopo la recente integrazione in Bing di Microsoft, Google deve aver pensato che stava perdendo troppo terreno.

Quindi, in seguito alle prime beta dei mesi scorsi, all’I/O di maggio 2023 c’è stato il lancio definitivo.

Syroop - Google Bard

In cosa differisce quindi questo nuovo chatbot da quelli già presenti sul mercato?

La differenza principale sta nel modello alla base; se infatti la modalità di utilizzo e il modo in cui l’IA apprende e risponde sono praticamente le stesse della controparte, al posto di GPT 3.5 potevamo trovare qui un “large language model” (LLM) proprietario di Google, chiamato LaMDA (Language Model for Dialogue Application).

Questo sistema però è ora approdato alla sua seconda iterazione, presentata proprio nel recente I/O.

Ad alimentare adesso il chatbot ci pensa PaLM 2 (pathways language model), che ha di fatto triplicato il numero di parametri a cui l’IA può attingere.

Bard è stata pensata per essere un’AI assistiva, capace di supportare l’utente nella creazione, ad esempio, di lettere di accompagnamento, o anche sviluppare codice informatico, o ancora restituire traduzioni precise e dettagliate.

Anche qui non sono mancate le critiche; proprio come ChatGpt, infatti, anche Bard sta riscontrando diversi problemi legati al carattere delle sue risposte.

È stato dimostrato che, a seconda del contesto generato, le risposte del bot potrebbero finire col perpetrare dei pericolosi pregiudizi sociali, siano essi rivolti verso questa o quella minoranza etnica, piuttosto che verso il genere femminile.

Questo tasso di output negativo di circa il 38%, sale al 60% con l’inserimento di precisi riferimenti razziali o religiosi.

Questo però non deve sorprendere, né tantomeno far pensare ad un qualche subdolo complotto di Google. Come ha dichiarato la stessa società in realtà, il prodotto è stato lanciato prematuramente sul mercato, con l’intento di capire come l’utenza ma soprattutto il bot avrebbe risposto alle sollecitazioni.

Probabilmente, stando a quanto dichiarato dalla casa, ci potrebbero volere anche due anni prima gran parte delle criticità vengano risolte.

Syroop - Bard Google Experiment

Come funziona Google Bard

Syroop - Bard Google Experiment

Come detto, il funzionamento basilare di G-Bard non differisce molto da quello di ChatGPT; di fatto, posta una domanda al bot, otterremo indietro una risposta, basata su precedenti risultati online.

Anche a livello di impostazione grafica, non ci sono molte differenze con qualsiasi altra chat testuale nota, salvo per lo stile tipicamente Google. Qui troviamo nativamente la possibilità di interagire con la voce.

Ciò su cui però Google ha sempre puntato è l’estrema fluidità nell’interazione col bot; infatti, invece di riscrivere ogni volta il prompt inserito, avremo la possibilità di modificarlo, in modo da riformulare la risposta sulla base delle nostre esigenze.

Ci sono poi due funzioni che ci permettono di intervenire sulla risposta: ci sarà infatti la capacità di ricreare il testo prodotto dal bot (funzione piuttosto limitata in questa fase, visto che in buona parte dei casi otterremmo una risposta estremamente simile alla prima); mentre “view other drafts” ci consentirà di scegliere tra le due bozze generate di default da Bard, per selezionare quella più adatta al contesto.

Particolarmente utile poi la possibilità di esportare i risultati ottenuti, soprattutto vista la capacità dell’IA di generare righe di codice.

Come cambierà l’esperienza di ricerca e l’ecosistema Google

Syroop - Bard Experience

Le capacità tecniche sono senza dubbio sbalorditive, ma ciò che più ha sorpreso durante la presentazione è l’estrema integrazione nella suite di Google.

Syroop - Bard Experience

A pensarci bene, l’intelligenza artificiale non è una novità assoluta a Mountain View; in un certo senso l’assistente Google è stato ha fatto da precursore per questa nuova tecnologia; anche lui ha la possibilità di attingere allo sterminato database del motore di ricerca più famoso del mondo, creare eventi sul calendario, perfino fare dei piccoli giochi vocali.

Ma Bard sembra poter andare sensibilmente oltre; la novità più interessante sembra essere la capacità di trasformare la classica pagina di ricerca in una sorta di chat, in cui avremo la possibilità di interagire più attivamente con il browser, e non solo; come dicevamo, i risultati potranno essere esportati in varie app Google.

Sarà Bard stessa poi che ci proporrà di impaginare i risultati in base alle nostre richieste.

Potremo infatti chiedergli di valutare pro e contro di un’ipotesi di viaggio piuttosto che di un’altra, o anche di questa e quell’università, e vedere i risultati schematizzati direttamente in una cartella di Fogli Google, di chiara e semplice lettura.

Ma quel che più stupisce è che queste sono solo parte delle potenzialità di questa IA; durante la conferenza è stata anche annunciata la collaborazione con Adobe per l’integrazione ufficiale di Firefly, per permettere la creazione immagini partendo da semplici input testuali. E, come se non bastasse, il nuovo strumento sembra poter conferire un notevole slancio anche a Lens.

A questo punto non resta che scoprire quando Google riuscirà a superare lo scoglio dei garanti per la privacy europei che, dopo quanto successo con la creatura di OpenAI, cercano di sventare preventivamente sgradite fughe di dati.

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