Dai quasi 6 miliardi di valore nel 2017, si è passato al miliardo attuale. Ma il problema vero rimane che nessuno sembra intenzionato all’investimento.
Possiamo quindi dire che sta volgendo al termine l’epoca del giornalismo online? In un certo senso si, ma non definitivamente; sarebbe più giusto parlare di un’evoluzione, anche piuttosto naturale e per certi versi necessaria, visti i costanti cambiamenti sociali cui stiamo andando incontro.
Questi due colossi, infatti, benché nati come pure digital, sono rimasti troppo ancorati alla loro idea originale. Certo nel tempo si sono avvicinati agli strumenti che la rete ha messo loro a disposizione, ma ne hanno usufruito con le loro modalità.
Questo per tanti anni ha fatto scuola, ma quando lo stile ha cominciato a diffondersi e soprattutto a funzionare anche con altri creator, non è più bastato per resistere.
Allo stesso tempo però, sarebbe sbagliato pensare che il giornalismo online stia scomparendo; da una parte, infatti, continuano a resistere solidamente i grandi nomi dell’informazione, che certo, puntano ancora moltissimo sulla carta stampata e su modalità divulgative piuttosto tradizionali, ma è innegabile che abbiano saputo adeguarsi all’avanzare del tempo.
Allo stesso tempo però è bello veder fiorire iniziative nobilissime, come l’ormai consolidata realtà de “Il Post”, una testata esclusivamente online ma soprattutto gratuita (che si rimette ai suoi lettori che possono scegliere di abbonarsi o meno, cui offre però in cambio diversi contenuti “extra”), il cui lavoro sta ricevendo sempre più riscontri positivi.