Subito dopo l’insediamento, infatti, tanti ban sono stati immediatamente revocati (tra cui quello all’ex presidente Trump), e come se non bastasse il patron di Tesla ha spazzato via la vecchia concezione della spunta blu.
Quello che in tanti potevano prendere come un segnale di cambiamento, in realtà è stato l’inizio di un lungo tumulto.
Invece di rivedere le regole di assegnazione, infatti, Musk ha dato semplicemente a tutti la possibilità di accedere a questo status symbol, con una formula sempre più in voga…l’abbonamento.
Pagando una somma simile a quella richiesta per i più comuni servizi di streaming, si avrà accesso ad alcune funzioni inedite sul social.
Sebbene alcune potrebbero sembrare particolarmente interessanti (come la possibilità di caricare video più lunghi e dalla risoluzione più alta, o anche il limite di caratteri alzato a 10.000), dall’altra ad attirare particolarmente l’attenzione è stato proprio l’aggiornamento delle condizioni per il “verificato”.
Se da una parte questa manovra sembra porre un freno all’insensata ricerca spasmodica che si faceva di questo bollino, dall’altra ne va a minare il senso stesso.
Al contrario di quanto dichiarato dall’azienda, infatti, con questa nuova policy di fatto tutti hanno la possibilità di spargere voci ed informazioni tutt’altro che fondate, dandogli anche una certa autorevolezza. Come se non bastasse, è stato amplificato il sistema che spinge in alto tweet e commenti degli utenti “verificati”, contribuendo a minare la già precaria salute dell’informazione in molti stati.
Unica nota degna di merito, ma dall’apporto veramente limitato, è la “moltiplicazione delle spunte”; adesso infatti possiamo trovare la spunta dorata per le aziende, e quella grigia per gli enti governativi.