Anche qui, parlare di “controparti” ormai non ha più molto senso. Di fatto, le piattaforme leader del settore sono appunto Instagram, e ancora più di questa, TikTok, che in pochissimo tempo ha stracciato i record precedentemente detenuti dalla creatura di Meta, attirando su di sé un’attenzioni per certi versi morbosa.
Verrebbe da pensare quindi che il social cinese abbia una struttura ancora più complessa, in realtà la vera differenza sta prettamente nei dati cui ha accesso. L’app di TikTok, infatti, oltre che alle specifiche dei contenuti che guardiamo, tiene conto ad esempio del paese in cui ci troviamo, del dispositivo da cui fruiamo dei contenuti, ma anche della lingua dell’account. Altri fattori determinanti possono essere la freschezza dei contenuti, ed anche qui ovviamente le interazioni che genera.
Proprio grazie a questo, quando si usa l’app, si riesce a percepire quasi in tempo reale come l’algoritmo adegui il suo funzionamento per continuare a richiamare contenuti quanto più interessanti per noi.
Seppur di tutt’altra categoria, funziona in maniera piuttosto simile anche Twitter. All’apertura, infatti, l’app crea un mix di circa 1500 post, pescando una parte tra i contenuti di follower e seguiti, e l’altra andando a studiare i nostri interessi. Nelle recenti dichiarazioni, il nuovo numero uno del social si è concentrato anche sui fattori che fungono da moltiplicatore per il rilancio di un post. Le reazioni più remunerative in termini di visibilità sono quindi “mi piace” e commenti, aumentano rispettivamente di 30 e 20 volte la possibilità che un post venga diffuso nuovamente. Al contrario, proporre un post contrastante con la propria nicchia potrebbe essere controproducente.