Introdotto nel 2014, il primo Material Design portava con sé una forte razionalizzazione degli spazi e delle forme a schermo, uno stile altamente geometrico, che per la prima volta nel mondo Google puntava tutto su nuovi giochi di luci, ombre e prospettive per rendere tutto più chiaro e decifrabile.
Questo ben si sposava tanto con l’allora filosofia del marchio, che cercava di imporsi sempre più come una sicurezza nel mondo tech, ma soprattutto con il mood dei dispositivi, minimale e concreto.
Nel 2018 vediamo i primi cambiamenti; la seconda iterazione di questi concetti stilistici prende il nome di Material Theme. L’ambiente di Google subisce una massiccia rivisitazione: adesso, accanto agli spigoli vivi di icone e toggle, troviamo elementi smussati, più tridimensionali, in una commistione però spesso contrastante.
Contrasto che deve essere stato presto notato anche da mamma Google; neanche il tempo di diffondere i nuovi stilemi a tutti i suoi prodotti, che all’ I/O del 2021 (la conferenza annuale in cui l’azienda presenta i futuri sviluppi) presenta in pompa magna l’ennesimo aggiornamento: nasce l’attuale veste grafica, il Material You.
Questa può definirsi una vera rivoluzione: gli elementi squadrati cedono completamente il posto a forme sempre più morbide.
Uno stile più personale permea ogni aspetto della nuova esperienza visiva, dove la profondità non è più dettata da luci ed ombre, ma dal contrasto dei colori.
I più attenti avranno subito notato un certo avvicinamento (almeno in alcuni tratti dell’UI, come gli “interruttori”) ai linguaggi di Apple; ma se da una parte l’azienda di Cupertino non ha mai concesso di intaccare le proprie icone, rimaste sempre cifra identitaria del software della “Mela” (e quindi ciclicamente aggiornate solo da casa madre), Google ha rimesso questo potere nelle mani dell’utente.
Grazie a “Monet”, un algoritmo basato sull’IA, Android studia lo sfondo scelto dall’user, e genera diverse palette tra cui scegliere. I toni scelti andranno a radicarsi in ogni singola parte del sistema operativo, dalla schermata home, alle icone, fin dentro le app (Google e non).
Il processo che si cela dietro a questo design system è estremamente complesso, tanto che non è ancora infallibile. Di fatto, pur riuscendo quasi sempre a creare un ambiente decifrabile per l’utente, talvolta l’IA genera ancora combinazioni e sovrapposizioni per nulla azzeccate.