Threads in realtà non differisce molto da quanto Zuckerberg ci ha abituato a vedere: un mix di foto, video, ma soprattutto post scritti, elemento questo che la compagnia aveva in parte trascurato, dopo il lento declino della sua prima creatura.
Questo annuncio però non può certo passare inosservato, soprattutto considerando le recenti difficoltà riscontrate dal suo diretto rivale.
Era il 6 luglio quando Meta annunciava questa nuova applicazione Threads; sebbene fosse già nell’aria qualcosa di simile, il lancio ha lasciato tutti piuttosto colpiti, tanto gli utenti quanto gli sviluppatori stessi, che probabilmente non si aspettavano un tale boom di download ed utenti a pochissime ore dal lancio.
Si parla di addirittura 30 milioni di utenti già attivi sulla nuova piattaforma dopo appena il primo giorno.
Disponibile inizialmente solo negli Usa e nel Regno Unito, la nuova app Threads non parte propriamente da zero.
Nata infatti come una sorta di espansione del social originario, c’è la possibilità per l’utente di entrare direttamente con l’account Instagram; al primo accesso quindi troveremo già tutte le persone che seguiamo li, con tutti i loro post.
Per quanto riguarda l’interfaccia, sono tantissimi e chiari i rimandi a quanto già visto, sia sulle app di Meta, sia su Twitter, come era piuttosto prevedibile.
Non avrebbe avuto senso stravolgere il modo in cui l’utente si rapporta con questi sistemi; pertanto, anche qui troviamo uno scorrimento verticale per i contenuti principali, comune a tutte le sezioni dell’app.
Inutile girarci intorno: questa nuova piattaforma punta a fare concorrenza, in maniera anche piuttosto agguerrita, a Twitter, che per anni l’ha fatta da padrone.
La stessa interfaccia della nuova app controllata da Instagram, infatti, lascia trasparire piuttosto palesemente quale sia stata l’ispirazione maggiore; gran parte delle funzioni, infatti, sono simili se non uguali a quelli della controparte.
Il social controllato da Musk deve la sua fortuna (e forse, però, anche il suo lento declino) proprio alla sua utenza; sebbene, come ogni altro social, sia nato per “mettersi in mostra” (qui con un post, altrove con contenuti di altro tipo) nel tempo ha sempre più acquisito una connotazione per certi versi adulta.
Sempre più persone infatti hanno preso Twitter come campo di battaglia per combattere le loro guerre sociali.
Ma soprattutto, il social dei cinguettii è diventato il ritrovo preferito di gran parte della politica mondiale. Questo da una parte ha senza dubbio contribuito a renderlo fondamentale, soprattutto per coloro che sono più addentri a queste tematiche; dall’altra però ha mantenuto costante il target, lasciando gran parte del pubblico più casual o giovane ad altre piattaforme.
Proprio per questo Threads potrebbe assestare un colpo piuttosto doloroso (e per certi versi decisivo) al suo storico rivale; lo stretto legame con Instagram, infatti, ha fatto sì che la nuova piattaforma potesse contare potenzialmente, sin dal lancio, su 2 miliardi di utenti.
È ancora difficile dare una risposta certa ad una domanda così complessa; del resto infatti questo tipo di dinamiche legate al gradimento del pubblico, e più in generale alle logiche di mercato, sono completamente imprevedibili.
Ce lo dimostra lo stesso Twitter: sarebbe stato veramente difficile, appena qualche anno fa, sentire qualcuno anche solo ipotizzare la fine che il social avrebbe fatto. Eppure, l’arrivo del miliardario sudafricano ha stravolto e completamente messo a repentaglio il futuro della piattaforma.
Per questo non sorprende l’incredibile tempismo scelto da Meta per lanciare Threads; difficile immagine una finestra temporale più favorevole di questa.
La costante fuga di utenti da Twitter, e le decisioni quanto meno controverse del nuovo proprietario, hanno generato una crisi che sembra inarrestabile.
Per quanto non certo, infatti, è lecito pensare che vista l’immensa capacità di fuoco accumulata da Meta negli ultimi anni, questo lancio possa veramente rappresentare il capolinea dell’avventura di Twitter.
Il forte appeal per il pubblico più giovane, mai troppo attratto dall’aria che si respirava su Twitter, potrebbe veramente conferire a Zuckerberg anche il controllo della parola su internet.
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