Con AI Pin Humane ha pensato bene di stupire tutti, presentando quello che potrebbe essere il futuro non solo dei wearables, ma anche del nostro rapporto con la tecnologia.
Quello dei wearables, nato come piuttosto di nicchia, è un mercato sempre più trasversale; grazie al lavoro di aziende come Xiaomi, che hanno cercato di realizzare buoni prodotti accessibili ai più, gli ultimi anni hanno visto una vera impennata nell’acquisto di questi gadget.
Fin qui però, quanto di più appetibile erano cuffie, orologi avanzatissimi, occhiali con altoparlanti integrati o, per chi volesse osare, anelli smart.
Nata dal connubio di Imran Chaudhri e Bethany Bongiorno, entrambi a lungo nelle fila di Apple, a capo dei processi che hanno portato alle soluzioni software ed hardware che ancora oggi troviamo sui prodotti della “mela”, Humane è senza dubbio uno dei progetti più promettenti degli ultimi anni.
Lasciata Cupertino nel 2017, Imran e Bethany fondano silenziosamente questa società, con lo scopo di produrre nuova tecnologia, ma con una concezione completamente nuova.
Dopo l’esperienza maturata lavorando su iPhone, Mac ed iPad, questa nuova azienda si è prefissata l’obiettivo di ripensare da capo le interazioni con la tecnologia, cercando di rivoluzionarne il ruolo all’interno delle nostre vite.
Proprio questa è la mission dichiarata dalla società: realizzare prodotti rivoluzionari, che possano darci di più in termini di possibilità, senza però le ormai palesi implicazioni dannose degli smartphone.
Dopo tanti anni di gestazione, assestamento della società e raccolta di investimenti, ad inizio novembre Imran e Bethany lanciano ufficialmente il loro primo prodotto, ossia proprio AI Pin.
A onor del vero, questo gadget non è arrivato del tutto a sorpresa; come abbiamo visto in precedenza, la curiosità degli appassionati spinge gli addetti al settore ad una caccia compulsiva dell’ultimo leak che possa essere divulgato prima degli altri.
Questa “spilla” non ha fatto eccezione, e da diversi mesi prima del lancio hanno cominciato a susseguirsi sui vari media diverse immagini, prototipi, presunte specifiche o funzioni.
Al lancio quasi tutto è stato confermato, e per quanto non ci sia stato “l’effetto wow” per la rivelazione, il prodotto ha lasciato tutti piuttosto stupiti.
Un piccolo quadrato, indossabile magneticamente sui vestiti, con cui interagire prettamente con la voce o anche tramite gesture.
La visualizzazione è demandata esclusivamente a quello che può essere proiettato sul palmo della propria mano. La spilla infatti monta anche un piccolo proiettore laser, con cui disegna l’UI del sistema operativo sul palmo dell’utente, rendendo possibile l’uso di funzioni più complesse.
Nonostante questo, però, non avremo a disposizione un vero e proprio schermo, salvo una piccola superficie touch. L’unica perplessità rimane nella formula di acquisto: nonostante il costo neanche troppo proibitivo di settecento dollari, sarà poi necessario un abbonamento di ventiquattro per accedere ai vari servizi web, piuttosto che AI o cloud.
Ai più potrebbe non sembrare una grandissima idea rimuovere un elemento di interazione così importante come lo schermo, da un dispositivo che si suppone ci debba accompagnare nell’arco delle giornate. Ma proprio qui potrebbe essere la svolta…
Se infatti lo scopo di Humane è quello di stravolgere l’impatto della tecnologia sulle nostre vite, il primo aspetto da colpire è proprio l’appetibilità.
Per quanto è indiscutibile che ormai tutta la nostra vita sia racchiusa nei dispositivi che portiamo in tasca, il tempo che ci viene assorbito da cose futili come i social è veramente esorbitante.
Questa condizione, trasversale a quasi tutte le fasce di età (con picchi massimi in quelle più giovani), è molto viziata dalla facilità con cui possiamo accedere a determinate app e contenuti.
Quindi perché non eliminarle del tutto? Questo è quello che devono aver pensato, e realizzato, Imran e Bethany.
Grandissima attenzione poi viene posta sulla privacy; gli sviluppatori garantiscono che i microfoni non saranno sempre in ascolto, e che anzi dovranno essere risvegliati tramite apposita gesture. Il tutto sarà indicato da led di stato.
Anche questo sorprende non poco, soprattutto in un momento storico in cui i dati degli utenti sono un vero patrimonio, e le corporate fanno a gara per averne sempre di più.
Ora rimane solo da attendere, studiare l’accoglienza del pubblico, e capire se questo prodotto così apparentemente futuristico possa gettare le basi per una rivoluzione silenziosa della tecnologia… e delle nostre vite.
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