Questo nome potrebbe suonare sconosciuto ai più, ma questo “niente” è tutto fuorché una start-up. Dopo la fase di Oneplus, con cui Carl Pei ci aveva fatto capire di avere ben più di una freccia al suo arco, il giovane imprenditore ha deciso di provare nuovamente a cambiare le regole.
Se con la prima compagnia, infatti, aveva cercato di porre un freno al costante rialzo dei prezzi che affligge da anni anche il mondo Android, proponendo prodotti top a prezzi da medio di gamma, con Nothing l’attenzione ha virato su altri aspetti, ormai imprescindibili ma quasi trascurati da buona parte dei produttori.
Era l’ottobre del 2020 quando Carl Pei, già co-fondatore di Oneplus insieme a Pete Lau, lascia la sua prima compagnia per creare un nuovo brand; questa nuova creatura sarà proprio “Nothing”.
Appare chiaro fin da subito che Pei puntava a fare qualcosa di completamente diverso da quanto visto fin qui, soprattutto nel mondo Android. Il modo di porsi della compagnia, infatti, fin dai primi istanti di vita rimandava a quello Apple.
Anche l’approccio alla community è stato semplicemente spiazzante; lanciata come una “start-up”, l’azienda si è inizialmente appoggiata proprio ai suoi supporter, che l’hanno finanziata tramite crowd-funding.
La comunicazione risulta subito diversa rispetto a quello a cui ci avevano abituato altri produttori del robottino verde; immagini per certi versi più austere, mature, ma anche moderne, scandite da suoni meccanici, quasi disturbanti e distopici.
Ancora più anomalo è stato che, per quasi un anno, Nothing non ha avuto nessun prodotto a listino; solo a luglio del 2021 è arrivato il primo, e anche questa volta c’è stata una sorpresa: invece di un telefono, come tanti si aspettavano e speravano, l’azienda lancia un paio di cuffiette wireless.
Con le “ear 1” si cominciava a capire veramente quale fosse l’idea di Carl Pei. Questo primo prodotto infatti è interamente trasparente, tanto il case di ricarica quanto gli auricolari, lasciando a vista le componenti interne.
Nei tre anni trascorsi dal lancio, la gamma dei prodotti Nothing si è ampliata; dopo le prime cuffiette, è arrivato il “phone 1”, che ha rimesso in campo tutto quanto si era visto con il primo esperimento.
Sebbene proprio questo dovesse essere il prodotto della svolta, le cose probabilmente non sono andate come sperato.
Anche l’approccio alla community è stato semplicemente spiazzante; lanciata come una “start-up”, l’azienda si è inizialmente appoggiata proprio ai suoi supporter, che l’hanno finanziata tramite crowd-funding.
La comunicazione risulta subito diversa rispetto a quello a cui ci avevano abituato altri produttori del robottino verde; immagini per certi versi più austere, mature, ma anche moderne, scandite da suoni meccanici, quasi disturbanti e distopici.
Ancora più anomalo è stato che, per quasi un anno, Nothing non ha avuto nessun prodotto a listino; solo a luglio del 2021 è arrivato il primo, e anche questa volta c’è stata una sorpresa: invece di un telefono, come tanti si aspettavano e speravano, l’azienda lancia un paio di cuffiette wireless.
Con le “ear 1” si cominciava a capire veramente quale fosse l’idea di Carl Pei. Questo primo prodotto infatti è interamente trasparente, tanto il case di ricarica quanto gli auricolari, lasciando a vista le componenti interne.
Questa ormai è una strategia consolidata nella galassia dei produttori cinesi. La stessa Oneplus, prima creatura di Pei, è finita con l’essere inglobata dal colosso Oppo.
È palese, infatti, come questi produttori puntino ad invadere il mercato di qualunque fascia, per aggiudicarsi sempre più acquirenti. Per quanto questo sia lo scopo di qualunque player del settore, non di meno è stato piuttosto spiazzante il recente annuncio del CEO di Nothing.
L’azienda ha infatti svelato il suo primo brand satellite, “CMF by Nothing”. Stando alle parole di Carl Pei, questa nuova realtà sfornerà prodotti più accessibili, e di conseguenza meno estrosi in termini di attenzione al dettaglio.
Compito piuttosto arduo quello riservato a CMF, considerando il mercato in cui si andrebbe ad inserire, già piuttosto saturo.
Ciò che più colpisce però è pensare a quanto presto sia arrivato questo annuncio. Rispetto ad altri produttori infatti (vedasi Xiaomi attualmente quarto produttore mondiale nonché maestra indiscussa di questo modus operandi, che dal 2010 ha fagocitato una vera costellazione di aziende più piccole, che ne hanno sicuramente determinato la fortuna; pochissimi sono i sub brand creati originariamente da casa madre, tra cui Redmi, avventura partita come line-up di telefoni, divenuta successivamente una divisione a sé stante), questa spartizione è arrivata piuttosto presto.
Da una parte questo potrebbe essere sicuramente indice del fatto che la casa goda di buona salute; ma dall’altra, questa operazione potrebbe essere stata resa necessaria dal fatto che le vendite di Nothing (o almeno dei prodotti di punta) non sono decollate come sperato.
Solo il tempo ci dirà se Carl Pei ha nuovamente imboccato la strada giusta, e se la sua strategia sarà stata vincente. La speranza rimane quella di vedere Pei riuscire a fare un altro miracolo alla Oneplus.
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