La maggior parte delle aziende che ha deciso di espandere il proprio business online è consapevole del fatto che il cervello di ogni utente sia sottoposto a costanti e differenti stimoli provenienti da molteplici parti e conosce dunque il valore di produrre un contenuto che attiri l’attenzione del cliente e lo tenga incollato allo schermo del proprio dispositivo.
Ogni volta che l’utente si espone ad un contenuto, in pochissimi secondi decide se continuare a guardare o se abbandonare un video, un sito internet, un’app. Il tempo a disposizione è poco, la soglia di attenzione bassa e la pazienza scarsa. Proprio qui entra in gioco la gamification, una tecnica utilizzata da quelle aziende che vogliono catturare l’attenzione del consumatore e rendere il suo percorso di acquisto più interessante.
La gamification è l’applicazione delle meccaniche e delle dinamiche del mondo dei giochi o dei videogiochi a contesti non ludici.
L’obiettivo di questa operazione è quello di rendere alcuni aspetti della vita di tutti i giorni coinvolgenti, partendo proprio dalle persone e dalle loro personali motivazioni. Classifiche, punti, medaglie, obiettivi, la base del funzionamento dei videogiochi, vengono applicate al marketing in modo da creare maggior engagement (coinvolgimento) nell’utente. App di fitness come quelle di Adidas e Nike sono un esempio di Gamification. Questo tipo di app funziona con una modalità a classifica, utilizza metriche, obiettivi e un coach vocale per motivare l’utente.
La stessa formula la troviamo nei videogiochi: il personaggio ha la sua storia, i suoi obiettivi e i vari livelli da superare, per portare a termine la sua missione.
A chiunque è capitato di guardare una serie tv che si interrompe proprio sul più bello. Magari non c’è tempo di guardare la puntata successiva per vedere in che modo prosegue la storia e l’indomani ci si ritrova a pensare proprio a come andrà a finire la vicenda.
Oppure sarà capitato a chiunque di avere una conversazione con qualcuno e di essere interrotti proprio all’apice della discussione. L’attenzione rimane fissa sul punto in cui il dialogo è stato interrotto e magari, mentre l’interlocutore sta parlando, accade di non ascoltarlo, ma di continuare a pensare a quello che gli si vuole dire, così da concludere il discorso.
Il marketing tiene conto di questi aspetti e di come il cervello umano funziona e adotta i principi della gamification per monetizzare. Quest’ultima infatti, tocca varie discipline fra cui le neuroscienze, la psicologia, le scienze comportamentali ed è dunque un potente strumento per le aziende.
Un altro esempio di gamification sono le tessere omaggio che il ristorante sotto casa lascia ai propri clienti: una volta ottenuti i 10 timbri sulla tessera, si riceve un pasto in omaggio. In questo modo viene dato un compito a una persona e gli viene fatto percepire che non lo ha portato ancora a termine con le azioni che ha già compiuto.
Per portare a compimento la strategia manca qualcosa: finire di compilare la tessera per ricevere un omaggio.
Un ulteriore esempio di gamification è la strategia che si adotta per aumentare il tasso di click all’interno di una campagna di e-mail marketing. Una volta fatta la tessera fedeltà, l’utente potrebbe ricevere una e-mail di benvenuto sulla piattaforma. Questa mail ha solitamente l’obiettivo di invitare l’utente a compiere un’azione, ad esempio scaricare l’app. L’utente quindi, dopo essersi iscritto al sistema e aver raccolto i primi punti, deve ora scaricare l’applicazione. L’interfaccia mostra già al cliente che ha raggiunto 2 obiettivi su 3 (win state, ovvero l’euforia che segue il raggiungimento di un obiettivo), manca solo da portare a termine l’ultimo compito. Un’azione semplice, come quella di premere un bottone per scaricare una applicazione, può rivelarsi una grande risorsa per l’azienda.
Ancora, l’azione “porta un amico in…” è una modalità di gamification sfruttata da programmi o app come il car sharing o alcuni centri benessere.
Durante il lockdown molti avranno partecipato a corsi gratuiti o a pagamento online, per professionalizzarsi in un determinato settore. La maggior parte di questi corsi mostra all’utente una progress bar (un cerchietto attorno al nome, oppure una barra) che si colora man mano che il corso viene portato a termine. La ricompensa diventa completare il corso, ottenere il certificato ed essere orgogliosi di aver portato a termine un compito.
Una buona strategia di gamification parte sempre da una attenta conoscenza del proprio target. Una volta trovate le buyer personas, sarà più semplice individuare le leve motivazionali da utilizzare nel proprio progetto. Una volta compreso come il proprio target ragiona, sarà più semplice per l’azienda trovare il modo di motivarlo a compiere determinati obiettivi.
Questo perché se ben fatte, queste azioni portano a fidelizzare il cliente. Inoltre, le informazioni ricavate dall’analisi dei dati sono preziose e possono fornire spunti per nuove strategie di marketing.
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